Interview with tenor Noah Stewart

Nella biografia del tenore Noah Stewart ci sono tutti gli ingredienti di una favola moderna: nasce nel quartiere di Harlem, il “cuore nero” di New York, da una famiglia povera, ma la sua voce fuori dell’ordinario, chiara ed espressiva al punto da esser definita dal Milwaukee Magazine “un ricordo di quella di Pavarotti nei suoi giorni di gloria”, lo impone presto alle attenzioni di mentori del calibro di Igor Chichaigov (pianista del celebre soprano Rosa Ponselle), che, riconoscendo in lui un talento fuori del comune, non esita ad impartirgli lezioni di canto gratuite. Nel Marzo del 2012, il suo album di debutto “Noah”, raggiunge la quattordicesima posizione della iper-competitiva classifica degli album più venduti nel Regno Unito e addirittura la prima nella classifica degli album di musica Classica. Un evento di portata storica: nessun musicista di colore era mai riuscito precedentemente nell’impresa. Un ruolo particolare nella sua formazione, racconta il tenore,  lo ha svolto “la prima diva nera”, il celeberrimo soprano statunitense Leontyne Price. “Vederla cantare fu una visione, e in breve tempo maturai una vera e propria ossessione per la sua voce e la sua capacità espressiva, al punto da desiderare di diventare, un giorno, la versione maschile del suo talento”. Tra i prossimi progetti dell’impegnatissimo Stewart – reduce da una tournée nel regno Unito e da uno straordinario successo di critica per linterpretazione del ruolo di Don Pedro Alvarado nell’opera moderna “Indian Queen” diretta da Peter Sellars – figura anche un primo lungometraggio, con regia di Jordan Stone. “S’intitolerà “Aria”, rivela, “e narrerà le vicende di un giovane africano alla ricerca di fortuna in Italia. Una storia che, per molti versi, mi ha ricordato quella di un giovane ragazzo di Harlem che sognava di essere una star dell’opera, e un giorno, in barba alle aspettative ed ai preconcetti degli altri, si è messo in cammino all’inseguimento del proprio sogno. Del resto la mia vita finora è stata un film. Tutto è avvenuto così veloce. Mi sveglio a Londra, all’indomani di uno spettacolo al Covent Garden, e a volte mi capita di pensare… che ci faccio qua?”

Pubblicato su L’Uomo Vogue, Luglio-Agosto 2015

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