Con la sua startup Immersive Virtual Apparel, Reeb è stato tra i primi a creare digital fashion: per questo sa bene quali insidie attendono i brand tradizionali
L’avvento del metaverso avrà un effetto ancora più dirompente di internet sull’industria della moda”, preconizza Assaf Reeb, fondatore di Immersive Virtual Apparel, startup berlinese specializzata nella creazione di moda digitale. “Il budget moda del consumatore medio è limitato: per ogni euro speso in moda digitale ci sarà un euro in meno per la moda tradizionale. I brand più veloci a cavalcare l’onda del cambiamento troveranno in questo nuovo mercato una ghiotta occasione di guadagno. Invece molti altri, meno fortunati, vedranno inevitabilmente i propri fatturati ridimensionati”.
Per tutti i marchi tradizionali, nessuno escluso, la conquista del Nuovo Mondo Digitale, come sottolinea il designer di origini israeliane e adozione berlinese, si annuncia un’impresa irta di ostacoli. “Il metaverso rimarrà a lungo un coacervo eterogeneo di mondi digitali molto diversi tra loro”. Volendo usare una metafora, “somiglierà a un impervio insieme di giardini, recintati da alte staccionate, piuttosto che una vasta prateria da conquistare al galoppo.
Il che, in termini di design, costituisce una sfida non da poco: ogni NFT di moda digitale dovrà essere declinato in più versioni per poter essere sfoggiato in mondi virtuali differenti, contraddistinti da estetiche e cromatismi profondamente diversi”. Il rischio è così quello di “svilire e banalizzare preziosi heritage aziendali, compresi quelli delle maison del lusso improntate all’eccellenza”. Per non parlare poi della concorrenza spietata che i brand tradizionali subiranno da parte dei nuovi brand digital only (o metaverse native) come Artifkt, Robow o Tribute Brand. “Oggi ci appaiono come progetti di nicchia, quasi dei divertissement per il pubblico di Instagram; ma forti di competenze altamente specifiche, situate all’interfaccia tra moda e high-tech e difficilissime per le grandi maison da reperire sul tradizionale mercato del lavoro, questi nuovi marchi hanno tutte le carte in regola per assurgere, in un futuro non troppo lontano, al rango di protagonisti del settore”.
A loro si deve la nascita dei primi trend già definiti e individuabili tra gli NFT di moda. “Attualmente dominano forme naturali e “materiali” trasparenti e innaturalmente lucenti, spesso abbellite da esoscheletri fluttuanti: abiti dal sapore futuristico, ma non troppo, lontani dalle solite armature e corazze in scaglie di drago cui ci hanno abituato le skin dei videogame, che stanno rispondendo sempre più ai vecchi, cari principi di buon gusto e vestibilità”. Trend che, prevede Reeb, finiranno con tutta probabilità per influenzare anche le mode nel mondo reale.
“Physical e digital non sono mondi separati a compartimenti stagni, bensì un tutt’uno: le esperienze di consumi e di shopping che noi, sotto forma di avatar, sperimenteremo in uno qualsiasi dei nuovi mondi digitali, plasmerà il nostro gusto e le nostre idee nella realtà. E viceversa”.
Pubblicato su D Repubblica, 28 Novembre 2021