Con oltre 50 lavori — dai celebri scatti delle più famose top model del mondo, come Christy Turlington, Cindy Crawford, Claudia Schiffer, fino ai meno noti ritratti dei Rolling Stones e dei ballerini dei corpi di danza classica di New York— la mostra retrospettiva dedicata a Arthur Elgort dalla galleria berlinese Camera Work, la terza in assoluto a lui mai dedicata in Europa, costituisce una rara occasione per approfondire l’opera del fotografo americano. Newyorkese di origini russo-ebraiche, pittore di formazione (si diploma all’Hunter College di New York), Elgort muove i suoi primi passi nella fotografia lavorando come assistente del celebre fotografo svedese Gosta “Gus” Peterson. «Fin dai suoi primi scatti per British Vogue, con cui nel 1971 inizia un lungo sodalizio, Elgort portò una ventata d’aria fresca sulle pagine delle riviste patinate,
grazie ad uno stile personale improntato all’immediatezza, definito snapshot style, che rompeva bruscamente con la compostezza e rigidità degli shooting realizzati negli studi fotografici all’epoca», spiega Alina Heinze di Camera Work. «Col suo background di pittore, in lui era fortemente radicata l’idea, di matrice “impressionista”, che fuori dallo studio, là dove la vita scorre libera, l’artista possa realizzare ritratti più spontanei e autentici dei propri soggetti, e perché no, lasciarsi sorprendere dalla dea bendata». Molti degli scatti più celebri di Elgort, si scopre dialogando con il fotografo oggi ottantunenne, sono venuti alla luce grazie a piccoli colpi di fortuna. Come Helena Christensen, New Orleans, (1990): “Quel giorno, la truccatrice chiese alla top model di affacciare la testa fuori dal finestrino dell’auto perché potesse controllare il suo lavoro alla luce del sole. Per mia fortuna, avevo già la macchina in mano e riuscii a immortalare quella nuova posa così felice». E poi la celeberrima Kate Moss on elephant (1994), della cui esistenza dobbiamo essere grati ad un patogeno alimentare himalayano. «Appena arrivati in Nepal con la nostra troupe, siamo andati a cena. Poiché il cibo non era di nostro gradimento, io e Kate mangiammo poco o nulla. Una fortuna, perché il giorno dopo l’intera squadra fu costretta a letto da un’intossicazione alimentare. Fu così che io e Kate, gli unici ad esserne stati risparmiati, il giorno successivo decidemmo di fare una gita per vedere gli elefanti. Il caso volle che quelle enormi bestie adorassero Kate, e si lasciassero liberamente avvicinare da lei. La foto nacque così, sul momento. Con un’altra modella, ne sono certo, non sarebbe mai venuta alla luce».
Pubblicato su D – La Repubblica, gennaio 2022
Text by Michele Fossi