Interview with Khaled Mouzanar

«Sono nato il 27 settembre 1974, sette mesi prima dello scoppio della guerra civile libanese e 58 anni dopo i disastrosi accordi Sykes-Picots, che ridisegnarono arbitrariamente a tavolino i confini del Medio Oriente e che di questa guerra sono da considerarsi la causa. Un conflitto che ha fatto da sfondo alla mia vita, con pause più o meno lunghe, fino ad oggi ed al quale devo, paradossalmente, se sono diventato musicista: quando mi resi conto che le note del mio organo Hammond erano in grado di coprire anche i boati più assordanti delle bombe, io e quello strumento divenimmo inseparabili», racconta Khaled Mouzanar, musicista, compositore, produttore libanese, noto soprattutto per aver composto le colonne musicali dei film ”Caramel” e “Ora dove andiamo?” della moglie regista Nadine Labaki. La sua musica, eclettica e poliedrica, sfugge ad ogni facile etichettatura, affondando le sue radici in generi musicali molto lontani tra di loro, come il jazz, la musica classica e la canzone popolare araba, il tutto contaminato da influenze sudamericane, soprattutto il tango argentino di Astor Piazzolla. «Da sempre mi chiedo: è possibile traslare la mia pratica musicale, improntata all’incontro pacifico e armonico tra culture musicali molto diverse tra di loro, in politica? Trovare cioè uno strumento di governance con cui far convivere, all’interno dello stesso sistema, identità culturali diverse, senza frustrarne aspirazioni e senza che entrino necessariamente in conflitto? La risposta è sì, e si chiama federalismo». Un anno e mezzo fa, Mouzanar ha avuto l’idea di creare un’associazione il cui scopo è spazzare via i pregiudizi attorno al federalismo, parola ancora “tabù” in Medio Oriente. «Solo pronunciandola, durante gli anni dell’occupazione siriana si poteva finire in prigione. Ancora oggi, è caratterizzata da connotati negativi, ed impropriamente confusa con settarismo, separazione». La prima volta che Mouzanar sentì parlare di federalismo, racconta aprendosi in un sorriso, fu durante l’infanzia, non per bocca di politici ma leggendo un libro di fantascienza di Isaac Asimov. «Quando ero bambino, l’idea di una “Federazione galattica” mi colpì molto e da allora una parte di me non ha mai smesso di credere che il federalismo sia la forma di governance del futuro. Molti anni dopo, studiando la tecnica del contrappunto in una partitura di Bach, ho colto il vero senso di questa dottrina politica: linee melodiche indipendenti, che trovano un senso musicale compiuto anche se suonate l’una separatamente dall’altra, e che tuttavia, quando, suonate insieme, generano un canto corale infinitamente più bello e ricco delle sue singole componenti». Attualmente, Mouzanar è impegnato nella registrazione del suo secondo album, la cui uscita è prevista entro la fine del 2016, nella produzione delle colonne sonore del prossimo film di Nadine Labaki e di un altro lungometraggio che racconterà la vita della cantante egiziana Oum Khalthoum, tra le più celebri e amate in tutto il mondo arabo.

Pubblicato su L’Uomo Vogue, Febbraio 2016

Photo credit: Nathalie Tufenkjian
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