«Non conta quanti anni ci saranno nella tua vita, ma quanta vita ci sarà nei tuoi anni». E allora via con i nuovi percorsi, da intraprendere a qualsiasi età, a patto che siano in linea con i propri desideri. È la filosofia di Michael Clinton: spiegata a chi non vede l’ora di ricominciare.
di Michele Fossi
«Quando mi sono trasferito a New York avevo solo 60 dollari, il divano di un amico su cui dormire e il sogno di diventare un fotoreporter. Non avevo conoscenze nel settore né particolari competenze, eppure mi sono buttato a capofitto nel mondo dell’editoria», ricorda Michael Clinton, che gli ha fatto scalare le vette di colossi editoriali come Condé Nast, dove è stato Executive Vice President, ed Hearst, di cui è stato President and Publishing Director fino al 2020. «Si dirà: facile correre rischi e gettarsi in nuove avventure a ventidue anni, quando non si ha nulla da perdere. Ebbene, io sono convinto che ci si possa reinventare in qualunque fase della propria vita, a qualsiasi età». Come riuscirci con successo, senza soccombere alle paure e alla pigrizia, e, soprattutto, senza farsi tarpare le ali da consuetudini e aspettative altrui, Michael Clinton lo spiega in dettaglio nel suo libro Roar (Simon & Schuster) in uscita questo mese: un compendio per persone desiderose di voltar pagina, denso di consigli, esercizi e illuminanti storie personali di oltre quaranta “re-imagineers”, come li battezza lo scrittore, riusciti a ripensarsi con successo dopo i quaranta.
Roar come ruggito, a suggerire che nella vita ciascuno di noi può scegliere di fare la parte del leone, assumendo il ruolo di artefice del proprio destino; ma è anche un acronimo che riassume i quattro capisaldi del metodo Clinton per la trasformazione personale: “Reimagine yourself”; “Own who you are”; “Act on what’s next”; “Reassess your relationships to get there”. «A trentanove anni ho realizzato che stavo dedicando tutto il mio tempo al lavoro, e solo le briciole a me stesso», dice. «Per il bisogno di adrenalina che mi portavo dietro dall’infanzia, mi sono dato alla guida di auto da corsa e ho preso il patentino di pilota d’aereo. Non pago, mi sono regalato una scalata del Kilimangiaro». Ed è solo l’inizio di quello che definisce un modello di vita “a torta nuziale”, dove a ogni decade di vita Clinton affida, programmaticamente, una diversa missione. «Vedevo i miei quarant’anni come la decade dello stile di vita avventuroso: quindi maratone in Antartide, esplorazioni di foreste pluviali e lanci col paracadute. I cinquanta sono stati all’insegna dell’arte: ho fatto il fotografo di viaggio, dedicandomi anima e corpo alla pubblicazione dei miei scatti e alle mostre. Per la sesta decade, ho deciso di “restituire”: mi sono appena laureato alla Columbia in Non-profit Philanthropy e ho scritto questo libro, nella speranza che possa essere d’ispirazione a altre persone».
Il metodo “Roar” – sottolinea Clinton – rappresenta un viatico per l’autorealizzazione personale, e di conseguenza per la felicità, cui sarebbe riduttivo ricorrere solo nei momenti più turbolenti della vita, quando ad esempio perdiamo un lavoro o un affetto che ritenevamo sicuri. «L’ho concepito come un modus operandi sempre valido. Con un mercato del lavoro così dinamico, è sempre più probabile che prima o poi succeda qualcosa che impatti radicalmente la nostra vita lavorativa. Perché non re-immaginare noi stessi prima che sia qualcun altro, o un’improvvisa piega degli eventi, a farlo al nostro posto?».
Bisogna dunque pensare ogni giorno a quale potrebbe essere il prossimo “strato” di quella torta nuziale chiamata vita, e quale “sapore” vogliamo che abbia. Il cambiamento non deve spaventare: «Una curva della strada», scriveva Helen Keller, «è la fine del percorso solo se non si riesce a curvare».
Particolarmente importante, aggiunge, è il “secondo comandamento” del metodo: “Own it”. «Occorre mettersi un immaginario stetoscopio, chiedersi dove si è arrivati con la propria vita, e, soprattutto, dove si vuole andare. Senza dimenticare di ascoltare il bambino che alberga in ognuno di noi, perché ci possa ricordare quali erano un tempo i suoi sogni», dichiara Clinton, passando poi a citare una delle decine di consigli pratici contenuti nel libro. «Prendi carta e penna, ripensa ai tuoi sogni d’infanzia. Scrivili. Ce n’è uno che parla al tuo cuore in questo momento? La passione è il più grande motore dell’auto-trasformazione».
Fondamentale poi far piazza pulita delle più inutili e insidiose barriere che si frappongono tra noi e il raggiungimento dei nostri obiettivi: quelle autoimposte. «L’espressione “È troppo tardi” va bandita dal vocabolario di un re-imagineer. Nel libro c’è la storia di Stephanie Young, una donna che, a 51 anni, decide di voltar pagina e iscriversi a medicina». Nella migliore delle ipotesi, eserciterà la professione solo per una decina di anni. Ma il tempo speso bene conta infinitamente di più di quello speso in attività nelle quali non ci riconosciamo veramente. Edward J. Stieglitz lo riassume meravigliosamente in un passaggio del suo libro The Second Forty Years: «Non conta quanti anni ci saranno nella tua vita, ma quanta vita ci sarà nei tuoi anni».
Pubblicato su Vogue Italia, settembre 2021