Cemento pneumatico vista mare. Si nasconde nel cuore della Costa Paradiso, in Sardegna, la futuristica Binishell, la Cupola dell’amore che Dante Bini “gonfiò” nel 1969 per il regista Michelangelo Antonioni e la musa Monica Vitti.
Della “Cupola”, la futuristica semisfera di cemento che Michelangelo Antonioni commissionò all’architetto Dante Bini nel 1964 in Costa Paradiso, si è scritto soprattutto nei termini di un idilliaco nido d’amore nella natura dove il regista ferrarese era solito rifugiarsi con la sua amante e musa Monica Vitti. E come tale, questa astronave posatasi con grazia in mezzo all’odorosa macchia sarda, fu sicuramente concepita: impossibile non percepire, quando se ne varca la soglia, la valenza erotica dalla sinuosa scalinata in granito rosa che ne domina il salone, una passerella concepita perché il regista, comodamente seduto in poltrona, potesse godere appieno delle sensuali apparizioni della diva ogniqualvolta scendeva dai piani alti. “Villa Antonioni nacque per essere un luogo di isolamento radicale, e non solo romantico: per oltre dieci anni, anche dopo il naufragio della relazione con la Vitti, fu l’eremo dove il regista ferrarese soleva rinchiudersi a lavorare indisturbato ai suoi copioni anche per tre, quattro mesi di fila, in compagnia solo di libri”, racconta l’architetto Lucio Fontana, autore di “Dante Bini. Villa Antonioni in costa Paradiso” (Altralinea Editore). “Ma in ugual misura — si tende a dimenticarlo — Villa Antonioni fu progettata per essere fertile luogo di incontro e condivisione per il regista ed i suoi amici intellettuali, da Tarkofky a Tonino Guerra: sotto la sua volta cela ben cinque stanze e quattro bagni, ed un lungo tavolo bianco dall’insolita forma a uovo, in grado di ospitare un’allegra compagnia di dieci e più commensali”. Fu Monica Vitti, rivela Fontana nel volume, a combinare un incontro a Roma tra l’amico Dante Bini ed Antonioni. “Il regista rimase molto impressionato dalle “Binishell”, le immaginifiche cupole di cemento che l’architetto bolognese stava costruendo nel mondo, e ne volle una anche lui per Costa Paradiso: aveva infatti già intuito che solo lo splendore alieno di una forma geometrica pura e astratta, più appartenente al mondo platonico delle idee che a questo mondo, avrebbe potuto completare meravigliosamente, senza sfigurare, quell’angolo di natura sarda così selvaggia e incontaminata”.
Pubblicato su Casa Vogue, Ottobre 2018
Photo: Courtesy of Arch. Lucio Fontana and Altralinea Editore

