«Credo che l’accoppiata tra arte e moda funzioni molto bene, per il semplice motivo che entrambe si muovono sul terreno della creatività. Dalla loro interazione possono nascere sinergie straordinariamente positive, anche in termini più strettamente economici». Parole di una delle più grandi esperte del settore: Hjordis Kettenbach, dal 1995 Responsabile delle Iniziative Culturali di Hugo Boss, ed in particolare dell’assegnazione ogni due anni, in collaborazione con il Salomon Guggenheim Museum di New York, di uno dei più famosi ed ambiti premi d’arte contemporanea, l’HUGO BOSS ART PRIZE. «A volte prende la forma di un premio alla carriera, come nel caso di Hans Peter Feldmann, vincitore nel 2010. Più spesso la sua assegnazione ha impartito la spinta decisiva alla carriera di giovani artisti poco conosciuti divenuti successivamente star, basti pensare a Matthew Barney, Douglas Gordon o Emily Jacir». Dal 2012, il mecenatismo di HUGO BOSS guarda anche ad Oriente, grazie all’istituzione di un nuovo premio, l’HUGO BOSS ART ASIA award, assegnato per la prima volta lo scorso novembre all’artista cinese Kwan Sheung Chi. «A differenza dell’Art Prize, si tratta di un riconoscimento pensato per dare visibilità internazionale ad artisti asiatici ancora alle prime armi, a volte addirittura sprovvisti di una galleria che li rappresenti. Il lavoro di scouting che vi è dietro è enorme», spiega. «A differenza dei colleghi occidentali, gli artisti asiatici hanno il privilegio di essere testimoni oculari nei loro paesi di un cambiamento epocale: la transizione fra tradizione millenaria e modernità, che fornisce loro un bacino d’ispirazione pressoché inesauribile». Lungi dall’essere un vero impedimento, i tanti bavagli alla libertà d’espressione, soprattutto in Cina, si rivelano – osserva Kettenbach – «non di rado un ulteriore stimolo alla creatività dell’artista, che è costretto a ricorrere a espedienti espressivi straordinariamente criptici e sottili». Tra i più raffinati maestri dell’arte di “denunciare sottovoce”, Kettenbach cita l’artista emergente cinese Li Ao, uno dei sei artisti finalisti dell’edizione dell’HUGO BOSS ART ASIA award. «Penso soprattutto ad una sua istallazione con un gran numero di lampade che lo spettatore può accendere e spegnere a piacimento. Solo in un secondo momento si scopre che quegli stessi interruttori sono collegati alle lampade presenti nel suo appartamento: come a voler suggerire che la voce dell’artista può essere zittita dalle stanze del potere in un qualsiasi momento, al tempo di un clic». Oltre alla fotografia, Hjordis Kettenbach si dichiara una grande appassionata di scultura. «Amo molto le opere lignee del tedesco Stefan Stephan Balkenhol», racconta. «Ma il mio scultore di gran lunga preferito è il britannico Antony Gormley, che ammiro per la delicatezza dei suoi interventi, a dispetto delle dimensioni spesso titaniche delle sue statue antropomorfe». Tra i prossimi progetti culturali coordinati da Jjordis Kettenbach per conto di Hugo Boss vi sarà una mostra personale al Vitra Museum, che si svolgerà dal 22 marzo al 14 settembre, dedicata, per la prima volta, non ad un artista contemporaneo ma ad una star del design industriale: il tedesco Konstantin Grcic. «Lo ammiro molto per la sua forte personalità», spiega Kettenbach. «Così giovane, è già considerato un pezzo vivente di storia del design».
Pubblicato su Vogue Italia, Marzo 2014