Capelli lunghi e neri, Il trucco sfatto, una bottiglia di rhum in una mano ed una sigaretta nell’altra, nel video “Join my militia” si presenta nei panni di una lasciva “bad girl” che si aggira sensualmente su una desolata spiaggia di notte. Pochi mesi dopo, nel video di “Wavvy” diretto da Francesco Carrozzini, lo ritroviamo invece a torso nudo, in veste di rapper duro e maschio che sfugge alla polizia nel ghetto dopo esser stato beccato a comprar droga. Il poeta/rapper statunitense Michael David Quattlebaum Jr., in arte Mykki Blanco, spiazza per la disinvoltura con cui passa da un genere sessuale all’altro: nei suoi video, e soprattutto durante performance live e concerti, che non di rado lo vedono entrare in scena vestito da donna per poi tornare ad assumere, via via che si libera di parrucca ed abiti, una marcata identità maschile. Nato uomo sotto il profilo strettamente biologico, Blanco preferisce che ci si rivolga a lui al femminile, ma rifiuta l’etichetta di rapper transessuale o transgender. «Sono un’artista “multigender”», sentenzia, «in grado di esprimersi sia come uomo, che come donna. E non solo come rapper». Artista totale dal talento sfaccettato, coccolato sia dal mondo delle gallerie d’arte e della musica, Michael/Mykki ha raggiunto inizialmente la notorietà su Youtube, dove a partire dal 2010 inizia a postare video rap amatoriali che lo ritraggono travestito da donna nella sua camera da letto, circondato dai poster dei suoi idoli Nicki Minaj, Drake and Lil Wayne. Seguono un acclamato libro di poesie “From The Silence Of Duchamp To The Noise Of Boys” –, venduto alla OHWOW Gallery di Los Angeles – e tre EP di musica rap: “Mykki Blanco and the Mutant Angels” (2012), “Cosmic Angel: The Illuminati Prince/ss (2012) e il più recente “Betty Rubble: the initiation”, che la rivista hip pop “XXL” ha lodato scrivendo: “la forza di Blanco consiste nel fatto che nessuno può vantare un sound simile al suo nel panorama del rap”. Considerata una delle voci più originali ed autentiche del sottobosco di artisti underground americani, il mondo della moda lo celebra per la sua “unicità”: Terry Richardson l’ha voluta insieme alla modella Ashley Smith ed al rapper emergente di Harlem A$AP Rocky per una campagna pubblicitaria di Happy Socks; più di recente, Nicola Formichetti, direttore artistico di Diesel, ne ha celebrato il fascino androgino per la campagna pubblicitaria della “Tribute” capsule collection. Tra le sue referenze musicali, la rapper che si arroga il merito «di aver reintrodotto il liricismo nell’hip pop» e che dichiara al contempo di «cantare la sua rabbia contro le forze che operano contro la libertà di espressione – artistica e sessuale – dell’individuo», cita l’hip pop aggressivo ed eccentrico di veterani del genere come Master P e Bushwick Bill, ma anche le sonorità cupe e stratificate di Tricky e Bjork. «Particolarmente decisivo è stato in particolare l’incontro con il sottogenere musicale alternativo “Riot Grrrl”, in cui è molto forte l’elemento lesbico. Erano gli anni del mio coming out come omosessuale, ma non riuscivo a riconoscermi nella cultura gay main stream, alla “Will & Grace” per intendersi. Che potesse esistere una comunità artistica gay underground fu per me una rivelazione». «In un’epoca dove la mediocrità della scena musicale mainstream ha raggiunto il suo picco storico», conclude Blanco, «mi auguro che il mio rap, analogamente, serva a ricordare ad altri che, grattando sotto la superficie, esiste una scena artistica e musicale underground di colore davvero originale, che non ha niente a che vedere con lo stereotipo del rapper che esce dal ghetto ed ostenta al mondo macchinoni, gioielli, e catene d’oro al collo».
Pubblicato su L’Uomo Vogue, Febbraio 2014
Photo Credit: Peter Ash Lee