The resurgence of the radio: Interview with Monocle’s father and communication guru Tyler Brulé

Circa tre anni fa, mentre festeggiavamo il terzo anno di vita di Monocle, anche la nostra rivista si è dovuta confrontare con la necessità di scegliere una strategia d’azione per affrontare la sfida del Web. In un’epoca dove la stampa su carta, a detta di molti, ha i giorni contati, le opzioni sul tavolo sembravano abbastanza scontate: creare un sito particolarmente interattivo ed accattivante; potenziare la nostra presenza sui social network, creare una app della rivista per i tablet ecc… ma nessuna di queste opzioni mi convinceva del tutto, a partire dall’aspetto economico. Saremmo davvero riusciti, con questi ingenti investimenti, a centrare l’obiettivo di allargare il nostro pubblico? O non ci saremmo piuttosto limitati a diluire un numero pressoché identico di lettori su più piattaforme? Mi sono così trovato a pensare che lo strumento che più faceva al caso nostro per conquistare il web era… una radio digitale. A convincermi di questa idea, dai più giudicata peregrina, è stata una riflessione semplice: creare una radio su internet non comporta particolari costi, se non quelli, irrisori, per equipaggiare di buoni microfoni ed altri strumenti uno studio di registrazione. Questo ci avrebbe consentito di investire – cosa rara di questi tempi – gran parte del nostro budget direttamente in capitale umano: per impiegare, e pagare equamente, i professionisti più competenti, e puntare così su informazione di indiscussa qualità. “Qualità”: ecco la parola che più associo a questo mezzo di comunicazione che molti relegavano al vintage, e che invece trovo abbia più che mai ragion d’essere nella rumorosa epoca che stiamo attraversando: i chiassosi e caotici anni del web2.0, in cui tutti commentano tutto, le informazioni si elidono a vicenda, e tanto, tanto bisogno ci sarebbe invece di commenti ed opinioni di un certo livello, formulati da menti brillanti ed esperte, in grado di parlarci con cognizione di causa. Ai più scettici sono solito chiedere: dove preferireste trovarvi? In una palestra affollata, rumorosa, mal illuminata e maleodorante o piuttosto seduti al tavolo di un buon ristorante al lume di candela, con musica raffinata in sottofondo, al cospetto di un brillante interlocutore? Ecco cosa rappresenta, per me, una buona internet radio ai nostri giorni: una voce intelligente in mezzo al frastuono. Un mezzo di comunicazione straordinariamente moderno dunque, e sempre più facilmente fruibile: da quando gli smartphone ci consentono di essere perennemente online, la radio digitale si emancipa infatti dal computer di casa, o dal laptop, per accompagnarci ovunque siamo, in auto come sulla metro, al supermercato o mentre facciamo jogging, diventando così il medium ideale per informarci e farci compagnia durante i nostri spostamenti, quando ci sarebbe impossibile immergerci nella lettura o fissare uno schermo. Spiego così il grande successo di pubblico, che, con sorpresa di molti, Monocle24 ha saputo guadagnarsi in soli due anni di vita: molti dei nostri programmi sono ormai ascoltati da centinaia di migliaia di persone, in tutto il mondo. Un aspetto, la vocazione planetaria delle internet radio, non da poco, che non è sfuggito ai grandi inserzionisti pubblicitari, che, con il loro crescente interesse, ci dimostrano di credere in questo medium che molti avevano già dato per morto, e che internet invece ha saputo resuscitare. Caso piuttosto unico nel panorama dell’informazione online, oggi le internet radio – oltre alla nostra penso anche a George FM in Nuova Zelanda, Radio National Australia e Shonan Beach FM in Giappone – producono soldi, e, quel che è più importante, senza scendere a compromessi sulla qualità, ma anzi trovando in essa il loro punto di forza.

Pubblicato su L’Uomo Vogue, Ottobre 2013

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