Noto per il suo sound, a metà strada tra l’electro-funk, la french house, il synthpop e la nu-disco, descritto da più di un critico musicale come “nostalgico” e “vintage” per via delle forti referenze al funk ed alla disco degli anni ’70, con il singolo “Baby, I’m yours” il compositore, musicista e DJ Thibaut Berland, in arte Breakbot, nel 2010 ha mandato in delirio i dance floor francesi, guadagnandosi ben 5 milioni di click su youtube. Tre anni dopo l’ingresso nella scuderia di Ed Banger – l’etichetta parigina di musica elettronica creata da Pedro Winter, manager dei Daft Punk, di cui fanno parte anche i Justice – lo scorso autunno pubblica un atteso album di 14 tracce, “Be your side”, che gli vale il plauso della critica (la BBC lo ha definito “impeccably crafted”), confermandosi uno degli artisti electro francesi più osannati del momento. «Comporre significa per me essenzialmente cercare di dare nuove forme, il più possibile attuali, alla musica degli artisti che più amo e che ascolto da sempre, come Prince, The Beach Boys, Michael Jackson, Stevie Wonder.», spiega l’artista parigino, noto anche per aver realizzato oltre 40 remix, tra cui spicca quello del languoroso “A Thing For Me” di Metronomy. «Sono la mia scuola. Realizzandoli ho sviluppare l’universo sonoro nel quale intendevo evolvere come autore originale».
Con il singolo “Baby, I’m yours”, uscito nel 2010, il compositore, musicista e DJ Thibaut Berland, in arte Breakbot – quintessenza del creativo parigino, con capelli e barba lunghi, lazy attitude e look decontracté – ha mandato in delirio per un anno e più i dance floor francesi, ottenendo ben 5 milioni di click su youtube. Tre anni dopo aver fatto il suo ingresso, nella scuderia di Ed Banger – l’etichetta parigina di musica elettronica creata da Pedro Winter, manager dei Daft Punk, di cui fanno parte artisti del calibro di Mr Oizo, SebastiAn e Justice, oltreché lo stesso Pedro Winter sotto il nome di Busy P. – Breakbot lo scorso autunno ha pubblicato un album di 14 tracce, “Be your side”, che gli è valso il plauso della critica (la BBC ha descritto l’album come “impeccably crafted”), diventando così uno degli artisti electro francesi più osannati del momento. «Dall’uscita dell’album, credo di aver vissuto l’anno più bello della mia vita, trascorso a giro per il mondo a dare concerti: il sogno di ogni musicista», racconta il compositore, noto per il suo sound, a metà strada tra l’electro-funk, la french house, il synthpop e la nu-disco, descritto da più di un critico musicale come “nostalgico” e “vintage” per via delle forti referenze al funk ed alla disco degli anni ’70. «Mi considero indubbiamente il prodotto delle mie passioni musicali di sempre. Essere compositore significa per me essenzialmente cercare di dare nuove forme, il più possibile attuali, alla musica degli artisti che più amo e che ascolto, come Hall & Oates, Prince, The Beach Boys, Michael Jackson, Stevie Wonder.». «Il segreto per evitare il rischio di una sterile emulazione? Restare fedeli alla propria personalità», prosegue il DJ. «L’originalità, in musica, non nasce infatti da un’assenza di referenze musicali, il che peraltro sarebbe impossibile, quanto dalla capacità di ascoltarsi. Ogni essere umano è infatti unico ed irripetibile: se impari a rimanere fedele a te stesso, il bagaglio di suoni ed atmosfere che ti porti dentro dall’infanzia si tradurrà necessariamente in un prodotto musicale originale, autentico». Sul fronte prettamente tecnico, il richiamo agli anni ’70 nella sua musica è ottenuto, spiega l’artista, privilegiando, all’interno delle immense librerie messe a disposizione oggi dai software musicali, quegli strumenti virtuali che più hanno “un colore vintage”. «Un caso particolare», precisa, «è la batteria, che spesso amo campionare direttamente dai vecchi vinili degli anni ’70. Amo quei suoni soprattutto per le loro imprecisioni, per quelle loro piccole “sbavature” retaggio di un ‘epoca lontana, pre-rivoluzione informatica, in cui non era possibile, come oggi, editare un pezzo all’infinito”. La predilezione per falsetti e voci maschili molto acute, onnipresenti nella sua musica, va letta similmente come un omaggio alla disco music dei Bee Jees, al funk di Price ed al pop di Michael Jackson, ma non solo. «È anche una questione di frequenze: è risaputo che la voce acuta maschile accompagna bene certe frequenze del basso». Presto, anticipa, dovremo attenderci tuttavia anche la presenza di voci femminili nella sua musica. «Vorrei lanciarmi in un progetto di remix della musica di Ciara, un’artista R&B americana dalla voce straordinaria, che ascolto molto ultimamente». I remix, com’è noto, sono l’altra colonna portante della produzione di Breakbot: l’artista parigino ne ha infatti realizzati più di quaranta, un numero simile a quello dei suoi pezzi originali, reinterpretando le canzoni di artisti come MGMT, Para One, Gainsbourg, Sébastien Tellier, Air e Metronomy. «Devo al primo di questi remix, credo, se oggi posso vivere della mia musica. Alcuni anni fa remixai di mia iniziativa un pezzo dei Justice, a loro insaputa. Quando lo hanno ascoltato, mi hanno detto : “Wow, questa è roba cool! Ci piacerebbe pubblicarla”. .Pochi mesi dopo, faceva parte di un loro maxxi, fatto che mi ha garantito molta visibilità». «I remix», prosegue l’artista, «sono la mia scuola. Realizzandoli ho potuto non solo familiarizzare con il software, ma anche sviluppare l’universo sonoro nel quale intendevo evolvere come autore originale». A chi vuole approcciare la sua musica, ne consiglia uno in particolare: «Amo molto “A Thing For Me”, il remix che ho realizzato per Metronomy. È un pezzo lento, languoroso. Non saprei dire se è il migliore, ma sicuramente è quello a cui sono più affezionato: è grazie infatti a d esso che Pedro Winter si è deciso a propormi un contratto con la Ed Banger». Il prossimo progetto musicale di Breakbot, ancora una volta per l’etichetta parigina, di cui ormai è uno degli artisti di punta, sarà un nuovo album realizzato a quattro mani con Irfane (il cantante che interpreta “Baby I’m yours”), atteso per l’inizio del prossimo anno. «Stiamo collaborando al progetto in parti uguali, e per questo pensiamo di registrarlo con un nuovo nome e non più, come nel caso di “Baby I’m yours”, firmandolo “Breakbot feat. Irfane”. A livello di sonorità, esso si colloca indubbiamente sulla scia dell’album precedente, non mancheranno cioè ritmi funky e referenze alla 70’s disco, ma, a livello di armonie e melodie stiamo lavorando ad uno stile musicale più ricercato. In questo lavoro faranno la loro comparsa, ad esempio, diversi nuovi strumenti, suonati dal vivo da alcuni nostri amici. Il progetto è ancora allo stato embrionale, ma gli ingredienti sono già tutti sul tavolo. Una piccola anticipazione: il video di uno dei primi estratti sarà con tutta probabilità, come il video di “Baby I’m yours”, nuovamente un’animazione, la mia passione di sempre. Pensare che, fino a non molti anni fa, a chi mi chiedeva cosa volevo fare “da grande” rispondevo: lavorare per Walt Disney!».
Pubblicato su L’Uomo Vogue, Ottobre 2013
Photo credit: Sofia Sanchez & Mauro Mongiello




