“dGeneration”: la nuova generazione di documentaristi cinesi

È una nuova generazione di documentaristi il fiore all’occhiello della cinematografia cinese oggi. Registi, spesso scomodi, che raccontano la Cina vera, quella oscurata dalla propaganda.

 

Evan Osnos, corrispondente in Cina per il New Yorker dal 2005, ha scritto: “Vi è una nuova generazione di film-maker cinesi che utilizzano la tecnologia digitale per realizzare documentari su argomenti controversi, e non si curano di ricevere il beneplacito delle autorità”. È la cosiddetta “dGeneration, dove d sta per digitale: considerata ormai l’avanguardia della produzione cinematografica cinese, i film di questi documentaristi agguerriti – noti per prediligere un’estetica cruda e per niente patinata, alla Lars von Trier per intendersi, con telecamera traballante e piani sequenza interminabili. – vengono ormai trasmessi nei festival internazionali e in eventi poco pubblicizzati in Cina come lo YunFest, il film festival dello Yunnan”. Tradizionalmente genere di nicchia, riservato a pochi accoliti di festival internazionali (fanno eccezione L’epico “West of the tracks” (2003) di Wang bing, un documentario-fiume di nove ore sul declino delle industrie statali a Shenyang, insignito di numerosi riconoscimenti internazionali e “Ghost town” (2009) di Zhao Dayong, un documentario sulle minoranze etniche nella provincia dello Yunnan, presentato in prima mondiale al New York film festival, riuscendo a suscitare un grande buzz mediatico.), il documentario cinese sta conoscendo un momento di grande vitalità: il quotidiano USA Today stima che il numero di documentaristi indipendenti in Cina sia ormai superiore a 100, con una crescita importante soprattutto negli ultimi anni. “Con un’economia che corre a rotta di collo, molti documentaristi avvertono l’esigenza di documentare le realtà più marginali, lo scontro tra vecchio e nuovo, denunciando le ingiustizie e raccontando le vite di chi, lasciato ai margini, di questa crescita è vittima”. Come “When the bough breaks”, di Ji Dan, che racconta la storia di due ragazzine che si arrabattano per guadagnare i soldi necessari a mandare a scuola i fratelli maschi; “Beijing besieged by waste”, del fotografo Wang Jiu-liang, che documenta la penosa vita attorno a oltre 500 discariche cinesi; o il film allegorico “old dog”, di Pema Tsden, che narra di una famiglia sull’himalaya che scopre che il proprio cane vale una fortuna, ma che venderlo ha un prezzo carissimo, con cui il regista allude alla relazione tra Cina e Tibet.Cresce di pari passo la curiosità del pubblico, che, come ha scritto il New York Times, “cerca sempre più nei documentari di registi cinesi quella “Cina vera” oscurata dalla fanfara della propaganda di stato e della crescita economica a due cifre”.Per farlo, grazie ad internet, oggi basta un clic: tutti questi documentari possono essere visionati in streaming al prezzo di 5 dollari, o acquistati, sulla piattaforma dGenerate Films, fondata nel 2008 dalla cineasta sinoamericana Karin Chien e divenuta a breve la breccia attraverso cui i documentari anche più scomodi al regime trovano la loro via, talvolta letteralmente trafugati, verso il Nord America e l’Europa. Tra i documentari più attesi della nuova stagione, anticipa, Chien, “China Concerto” di Bo Wang, un film d’essai girato durante la “campagna rossa” del politico Bo Xilai nel 2010 e 2011, che indaga la natura dello spettacolo e del populismo nella Cina di oggi.

 

Pubblicato su L’Uomo Vogue, Settembre 2013

 

Photo credit: un frame del film “West of the tracks” di Wang Bing

 

Un frame del film “Why don’t you play in hell?” di Sion Sono
OXHIDE II Image 003_Courtesy dGenerate Films and Icarus Films
OXHIDE II – Courtesy dGenerate Films and Icarus Films
OXHIDE II – Courtesy dGenerate Films and Icarus Films
OXHIDE II – Courtesy dGenerate Films and Icarus Films
Ghost town
Ghost town
Ghost town
Ghost town

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s