Ad un anno di distanza, Haifaa Al Mansour, prima regista donna dell’Arabia Saudita ed autrice di “Wadjda” – la storia di una bambina saudita che sogna di possedere una bicicletta – torna alla Mostra, in veste questa volta di presidente della Giuria Internazionale del Premio Venezia Opera prima “Luigi de Laurentiis”. «Sono molto sorpresa di questa nomina», confessa la regista, che, nell’augurarsi di poter premiare un’opera “autentica”, caratterizzata da un forte legame emotivo tra regista e materia narrata, racconta anche di essersi lasciata alle spalle un anno particolarmente faticoso: «”Wadjda” ha suscitato in patria un vespaio di polemiche, polarizzando gli animi tra sostenitori e acerrimi oppositori, e centrando l’obiettivo che mi ero proposta di aprire un dibattito senza precedenti sulla condizione di segregazione delle donne in Arabia». «La bici, simbolo di libertà per eccellenza, nel mio paese è vietata alle donne», prosegue. «L’ho scelta come emblema dell’ accelerazione dei tempi: siamo un paese dove il 65% della popolazione ha meno di 25 anni, una generazione che, grazie ad internet, condivide ormai un’identità globale con i coetanei che vivono all’estero. Il cambiamento non solo è inevitabile, è dietro l’angolo». Il prossimo film della regista, ancora allo stato embrionale e senza titolo, tornerà a trattare il tema della libertà della donna nel mondo arabo, ma questa volta da un punto di vista maschile. «Sembrerà una provocazione, ma è soprattutto curiosità: voglio filmare quegli spazi destinati agli uomini, che mi sono da sempre preclusi in quanto donna».
Pubblicato su L’Uomo Vogue, Settembre 2013