Interview with Simon Denny

Classe 82, laureato in Fine Arts all’Università di Auckland ed alla celebre Staedelschule di Francoforte, da circa due anni Simon Denny è considerato uno degli artisti concettuali più promettenti al mondo. Che la stella del giovane artista neozelandese sia in forte ascesa lo dimostra la candidatura, lo scorso settembre, al prestigioso Young Art Prize (il cui vincitore, che sarà annunciato come tradizione ad ottobre, si vedrà offrire una personale alla Hamburger Bahnhof di Berlino), e soprattutto l’incarico a realizzare un’opera per l’Arsenale in occasione della Biennale dell’arte, onore mai toccato finora ad un suo connazionale. All’interno del suo appartamento in un palazzo di epoca staliniana sulla Frankfurterallee, a Berlino Est, in mezzo a pile di libri, riviste, mobili vintage, circondati da iconoclaste pareti bianche, sorprende non poco non scorgere neanche un televisore, elemento pressoché onnipresente nel suo lavoro, la sua Z di Zorro. “Il televisore riveste nelle mie opere il ruolo di un duplice simbolo: sia del contesto socioeconomico che l’ha creato, che dei cambiamenti che ne hanno decretato l’obsolescenza”, spiega l’artista. Per “Corporate video decisions” (2011), ad esempio, la sua prima personale a New York presso la galleria Friedrich Petzel, presenta una serie di doppie tele perfettamente allineate che, nella forma, imitano gli schermi piatti di televisioni di nuova generazione, sulle quali stampa immagini di TV analogiche ormai in disuso, e copertine di una rivista di settore degli anni ’80 , Corporate Video Decisions appunto, specializzata nell’uso del video come strumento di condizionamento del consumatore e chiusa da tempo. “I miei dipinti danno una visualizzazione a tutti quegli oggetti che il progresso tecnologico rende desueti ed inutili”. Quando non si affida alla stampa su tela, il lavoro di Denny si presenta nella forma di massicce e materiche istallazioni. lavoro presentato l’anno scorso alla ICA a Londra”. Per la mostra in questione, che aveva come tema il rapporto tra artista e televisione, nel corso di vari decenni, Denny aveva recuperato un’enorme macchina di trasmissione analogica destinata alla discarica, mandata in pensione dall’avvento della TV digitale, e l’aveva circondata di TV analogiche acquistate in Cina, dove sono ancora in produzione, a differenza di Stati Uniti e Europa. “È molto diffusa la convinzione che l’era digitale sarebbe più “immateriale” delle precedenti. La verità è che essa si lascia dietro immense quantità di pesante ed ingombrante hard-ware”. Tutt’attorno, sulle pareti, aveva riprodotto le piante degli uffici dove, negli anni ’70, avevano operato i produttori di Radical Software magazine – una rivista di xx – e gli artisti “televisivi” alternativi “Raindance corporation” negli anni ’70. ““L’opera che realizzerò per la Biennale sarà una riconfigurazione, o meglio, una “compressione” di questo mio precedente lavoro”, anticipa l’artista. “Riprodurrò quest’opera su numerosi pannelli, separati dalla distanza che aveva l’opera in 3D. Tra di essi, posizionerò delle TV schiacciate da una pressa. Un’opera “compressa”, con la quale propongo una riflessione sul valore che la nostra società attribuisce alla sottigliezza degli oggetti tecnologici, responsabile dell’obsolescenza di così tanti TV, telefoni e computer, giudicati dopo pochi anni eccessivamente “ingombranti” e dunque pronti per la discarica, anche se magari perfettamente funzionanti”. Gli oggetti resi obsoleti dall’avvento di una nuova tecnologia, vere e proprie vittime sacrificali al “culto del nuovo” che anima la società capitalista, sono tuttavia solo una parte degli “avanzi materiali” che suscitano l’interesse di Denny, il cui sguardo si rivolge in generale verso tutto ciò che viene privato della sua funzione dal concludersi di un ciclo economico. Nel lavoro “Decommissioned trading table/ Workstation”, ad esempio, smonta per pezzo la scrivania del CEO di un’azienda tedesca mandata in fallimento dall’esplosione della bolla, e ne usa le componenti per costruire una scultura che ricorda il grafico in perdita di un titolo azionario. Talvolta, ad essere mandate in pensione dall’incessante , sono semplicemente delle parole e delle idee. Denny è reduce da una mostra al Kunstverein di Monaco, dove ha presentato “All you need is data – the DLD conference REDUX”, ispirata alla “DLD conference”, appuntamento obbligato per i protagonisti della tech economy, ad es. i fondatori e dirigenti facebook, twitter, dropbox, Tumblr, Summly ecc…, che una volta all’anno si danno appuntamento a Monaco per discutere del futuro del web, e delle prospettive più eccitanti per il settore”. In netto contrasto con i protagonisti della DLD conference, il cui sguardo è rivolto recisamente verso il futuro, l’opera di Denny propone un’interpretazione artistica dell’edizione 2012 della conferenza rivolgendosi provocatoriamente al passato. “Ho creato un pannello grafico per ognuno degli 89 interventi. Per un’élite di dirigenti impegnati a scolpire a colpi di innovazioni tecnologiche il nostro futuro, ed a guardare avanti, proporre una rivisitazione grafica della conferenza precedente deve essere parso un atto quanto meno inatteso. Nella tech economy, in particolare, le idee invecchiano in fretta: a distanza di un solo anno, Facebook non non era più al centro dei riflettori della conferenza, e gli interventi del 2012 presentavano già un’interessante patina di stagionatura”. Sono orgoglioso di questa tecnica, che riutilizzerò per una mostra alla galleria Petzel, nel mese di giugno e di nuovo nell’opera che presenterò a Settembre alla Hamburger Bahnhof. Essa mi consente di dare una visualizzazione alla folle accelerazione dei cicli di obsolescenza di cui siamo testimoni in questi anni”.

Pubblicato in versione ridotta su L’Uomo Vogue, Maggio 2013

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