Vi è un piccolo comune della provincia di Messina, Novara di Sicilia, dove dal Seicento la fine del Carnevale si festeggia col gioco della “ruzzola”, che consiste nel far rotolare per le vie del paese le forme di un formaggio di forma cilindrica dalla crosta color giallo ambrato. A dispetto dell’uso irriverente che se ne fa in quel giorno di festa, si tratta di uno dei più rari e preziosi prodotti caseari siciliani: il “Maiorchino”. Lo si ottiene da latte crudo di pecore allevate sui pascoli dei monti Peloritani seguendo una procedura molto complessa, che rende la sua produzione molto costosa. Lo si può gustare durante una visita nella perla del Barocco Siciliano, Noto, al ristorante “I sapori del val di Noto” (Tel. 0931 839322), e ovviamente a Novara, dove si mangia spolverandolo abbondantemente su maccheroni casalinghi conditi con sugo di salsiccia, accompagnandolo ad un Etna Rosso o un Nerello Mascalese. Non meno rara e preziosa è la “Provola del Nebrodi”, ottenuta ancora oggi con il latte di mucche lasciate libere al pascolo nell’omonimo parco naturale, in ossequio di una tecnica casearia in via di scomparsa, tramandata gelosamente da padre a figlio, simile a quella usata per impastare il pane. Il suo sapore intenso, con punte di dolce e piccante, lo rende un ottimo formaggio da tavola; al ristorante Metrò, a Catania (Tel. 095 322098) viene invece proposto al cartoccio. Un terzo formaggio siciliano straordinario, il “ragusano”, ci conduce infine tra lo splendore tardo-barocco del quartiere di Ibla, a Ragusa, al ristorante “il Duomo” (Tel: 0932 651265). Qui si può essere tra i pochi privilegiati a gustare il “lingotto degli Iblei”, come il “ragusano” è anche soprannominato per la tipica forma a parallelepipedo delle sue forme. Una perla rara: lo si ottiene infatti solo dal latte di una vacca selvatica, la Modicana, di cui si conservano solo 600 capi, che vive brada tutto l’anno, producendo un latte profumatissimo.
Text by Michele Fossi
Published in L’Uomo Vogue, September 2011