Da oltre 50 anni agent provocateur del mondo del design e “filosofo 3D”, Luigi Colani ha dato forma inedita a oggetti del quotidiano e a progetti considerati irrealizzabili
Non ha dubbi: da un paio di anni è lui il designer numero uno nel mondo, anche se la parola “designer” non gli piace, e per definirsi preferisce di gran lunga l’espressione “filosofo 3D”.
Dalle automobili alle pinzette per strapparsi le ciglia, dalle tavole da stiro agli orologi, dagli autotreni agli spazzolini da denti, dalle cucine per navicelle spaziali alle bare, poche tipologie di oggetto sono sfuggite negli ultimi cinquant’anni all’implacabile volontà del designer tedesco-svizzero Luigi Colani di “ripensare” esaustivamente il mondo, reinterpretandolo alla luce della sua inconfondibile visione intrisa di sensualità ed emotività, popolata di forme zoomorfe e volumi dal sapore ancestrale, e caratterizzata da un profondo e radicato orrore per le linee rette. Immancabilmente vestito di bianco da capo ai piedi, sguardo folgorante, due lunghi mustacchi arricciati che incorniciano un sorriso diabolico, da vero genio, negli anni ci ha abituato ad ogni tipo di stranezza, come la recente decisione di festeggiare il proprio ottantesimo compleanno a bordo di un aereo per la Cina. Quando però si parla di lavoro, l’etichetta di eccentrico lo infastidisce, suscitando in lui un moto d’ira: «Sono per lo più i designer tedeschi, persone com’è noto prive di fantasia, a definire il mio lavoro “eccentrico”», tuona caustico dal suo cellulare cinese. Colani nasce nel 1928 a Berlino, ma nelle sue vene, spiega, scorre un sangue più “caldo, sensuale e fantasioso” di quello Tedesco, quello che gli deriva dalla famiglia paterna, originaria del Kurdistan Iracheno e da duecento anni residente nella Svizzera Italiana: «I Tedeschi sono cubici», sentenzia. «Sono naturalmente obbedienti, li puoi mettere su uno scaffale. Io invece sono una palla». Come suggerisce il suo motto di sempre, “90% natura – 10% Colani”, ad ispirarlo è soprattutto il mondo naturale, e in particolare quello subacqueo, dove trova gran parte delle idee per le avveniristiche carrozzerie dei suoi veicoli: « A causa della densità dell’acqua, negli oceani, molto più che sulla terra, si possono osservare alcune specie animali, come gli squali e le mante, caratterizzati da forme di una idrodinamicità semplicemente squisita». È anche grazie a queste esplorazioni che sono venuti alla luce alcuni dei suoi veicoli più celebri e prestanti: ad esempio gli autotreni “space trucks”, che consumano il 35% in meno di carburante a parità di capacità di trasporto e la sua “Ferrari Testa Oro”, una Ferrari Testa Rossa aerodinamicamente modificata, che ha battuto il record di velocità su pista raggiungendo i 386 km/h. Oggi Colani è un felice expat in Cina, dove insegna all’università, cura la costruzione di un museo a lui dedicato, e lavora per battere il record mondiale di velocità in acqua e in aria: «La visione che avete della Cina dall’Occidente», attacca, parlando ormai da Orientale adottivo, «è vergognosamente falsificata dai vostri media. Il famoso “sorpasso” che tanto temete è già avvenuto e neanche ve ne siete accorti».
Pubblicato su L’Uomo Vogue, Luglio-Agosto 2009




