Café Richie: Aegyptian history in a literary café

Meeting point di artisti, scrittori e politici, il celebre Richie festeggia il suo primo secolo di vita. E custodisce in segreto le reliquie di un passato cospiratore e rivoluzionario.

Se vi trovate al Cairo, non dimenticate di fare un salto al Café Riche, che quest’anno festeggia il primo secolo di esistenza e la riapertura dopo un lungo periodo di ristrutturazione. Basta varcarne la soglia per iniziare a sognare ad occhi aperti e rivivere gli anni d’oro del caffé, quando Oum Kalthoum, la più celebre cantante Egiziana, dava qui i suoi concerti e il premio Nobel Mahfouz, seduto su un tavolino in disparte in fondo alla sala, lavorava fino a tarda notte alla stesura dei suoi romanzi. In sua memoria, un suo ritratto fotografico giganteggia al centro della parete di fondo della lunga stanza adibita a ristorante. Il café vero e proprio è situato nella stanza adiacente, separata da una parete a vetri, decorata con una quarantina di fotografie d’epoca dei clienti illustri di cui il café può vantare la frequentazione. “Sono le foto dei proprietari del café” – ironizza Magdi Abdel Malik, proprietario del café Riche dal 1960. “Il Café Riche, tradizionalmente, appartiene ai suoi clienti abituali. I proprietari legali come me non ne sono che i guardiani”. “Il Café Riche ha rappresentato ininterrottamente dalla sua apertura, nel lontano 1908, un’oasi di libertà d’espressione anche nei periodi più bui e illiberali della storia d’Egitto.”, prosegue con malcelato vanto il Sig. Malik.  “L’attivitá artistica di molte delle persone ritratte in queste foto non sarebe stata possibile senza il café. Essi, in un certo senso, dipendevano dalla sua esistenza molto più di quanto non ne dipendessi io”. 

Non c’è artista, intellettuale o  personaggio politico arabo degno di nota che non sia passato dal café Riche, al punto che il poeta Naguib Surour, nel 1972, scrisse in uno dei suoi versi: “Il mondo intero è il café Riche”. C’è addirittura chi si sbilancia e sostiene che qui sarebbe stata forgiata l’anima dell’Egitto contemporaneo,  non solo attraverso animate discussioni su arte e letteratura,  ma anche perchè qui,  da sempre, si è fatta politica. Talvolta in maniera decisamente “attiva”, come nel dicembre del 1919, quando un giovane lanciò dalle porte del café due granate contro l’allora primo ministro, dando così inizio ad una delle più grandi sommosse che il paese ricordi,  oppure come nel 1952, quando in queste stanze Nasser organizzò il colpo di stato col quale detronizzò il re Farouk. Un passato cospiratore e rivoluzionario testimoniato dalle “reliquie” nascoste al piano interrato del café (scoperto per caso durante i lavori di restauro eseguiti negli anni ’90 e della cui esistenza nemmeno l’attuale proprietario era a conoscenza): la macchina per ciclostilare volantini antigovernativi, e l’uscita secondaria nascosta da una porta segreta girevole, proprio come quelle che si vedono nei film ambientati nelle bische clandestine dell’America proibizionista degli anni ’20. Il piano basso del caffé, sfortunatamente, non è aperto al pubblico.

Difficile lasciarsi sfuggire l’occasione di farsi raccontare quello che il café era e che, inevitabilmente, non è più, da un testimone oculare d’eccezione, Falil, l’inossidabile cameriere di origine Sudanese, in servizio dal lontano 1943: “Un tempo al café si riunivano intellettuali di varie nazionalità, Egiziani, Ebrei, Greci, Armeni… e Europei di varia provenienza. Si respirava un’atmosfera cosmopolita e rilassata, i clienti si conoscevano tutti e si offrivano bicchieri a vicenda.” Qui Arafat, ad esempio,  soleva riunire i suoi quartieri generali durante i periodi di esilio. Anche Saddam Hussein era un cliente abituale del café all’epoca in cui, non appena ventenne, frequentava l’università del Cairo.

Per accedervi comunque, dovrete superare le diffidenze del Sig. Malik, uomo burbero e snob, che siede a mo’ di Caronte Dantesco all’entrata del suo café circondato da libri e polverose scartoffie, convinto che la maggior parte dei attuali “visitatori” del café non sia degna nemmeno di legare le scarpe ai “clienti” che furono. Dimostrategli che si sbaglia e avrete libera la via.

Café Riche. Talaat Harb Street 17,  non lontano da Talaat Harb Square, Downtown, Cairo

Pubblicato su L’Uomo Vogue, Luglio-Agosto 2008

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