Interview with horse-riding star Scott Brash

La svolta per la carriera del cavaliere scozzese Scott Brash arriva nel 2011, quando due coppie di benefattori, Lord e Lady Harris e Lord e Lady Kirkham, decidono di comprargli Hello Sanctos, uno dei cavalli più quotati al mondo, per la cifra da capogiro di due milioni di sterline. Di quel cavallo, dopo tante vittorie insieme, Brash parla oggi come di un cristiano, infondendo nelle parole quell’intimità e quell’affetto bonario che solitamente si riservano agli amici di lunga data, di cui ci vantiamo di conoscere abitudini ed ogni piega del carattere. «Hello Sanctos è molto intelligente, ed a giudicare dalla falcata sicura e disinvolta, credo sia perfettamente conscio di essere lui la star della stalla», racconta con gli occhi che si illuminano di orgoglio. «Un po’ come Dr. Jekyll e Mister Hyde, il suo carattere oscilla tra due opposti: tanto può essere una furia inarrestabile nell’arena, tanto è calmo e sornione quando torniamo a casa. Guai a mettere fretta al principino prima che abbia finito di brucare la sua erba nel campo». Non ci sono dubbi, Scott Brash è profondamente innamorato di quel purosangue, ed ha buoni motivi per esserlo: in sella a Hello Sanctos ha trionfato in tutti e tre gli importanti concorsi ippici del Rolex Grand Slam— Ginevra 2014, Aquisgrana 2015 e Calgary 2015 — aggiudicandosi così, primo fantino al mondo a riuscire nell’impresa, l’ambitissimo titolo ed il suo montepremi da capogiro di un milione di euro. Per cogliere appieno la portata di questo risultato, bastano le autorevoli parole del veterano dell’ippica canadese Ian Miller: “Colui che un giorno si aggiudicherà il Rolex Grand Slam”, aveva dichiarato solennemente lo scorso anno, “potrà, a buon diritto, fregiarsi del titolo di “Eroe di tutti gli eroi della corsa ad ostacoli”. «Già era molto ambizioso sperare di poter vincere uno solo di questi tre difficili tornei. Averli vinti tutti e tre, e per giunta con lo stesso cavallo, è semplicemente fantastico. Per settimane mi sono dovuto dare dei pizzicotti per convincermi di non stare sognando ad occhi aperti», racconta il cavaliere scozzese, che già prima di questa consacrazione definitiva poteva vantare un palmarès personale d’eccezione: una medaglia d’oro nella gara di salto a ostacoli a squadre delle Olimpiadi di Londra 2012, e, una medaglia d’oro nella gara a squadre e una medaglia di bronzo nell’individuale nel campionato europeo 2013. In quell’anno e nel successivo, fantino più giovane della storia a riuscirci, si aggiudica anche la prima posizione al Global Champions Tour. «Quando in sella al tuo cavallo entri all’interno dell’ “International ring” della tenuta di Spruce Meadows, a Calgary, il pubblico ti accoglie con un boato diverso dal solito, così forte da far venire la pelle d’oca», racconta. «Realizzi solo in quel momento di aver varcato la soglia non di uno stadio, ma di un vero e proprio tempio, un luogo sacro dove nel corso degli ultimi quarant’anni sono state scritte tra le più importanti pagine della storia dell’equitazione. Adrenalina pura». Brash fa risalire la sua passione per i cavalli al giorno in cui, a sette anni, i genitori lo fecero salire per la prima volta su un pony. «Dopo  essermi iscritto ad equitazione, mi resi presto conto che la competizione e le gare, lungi dall’intimidirmi, erano pane per i miei denti. Credo di aver inseguito fin da allora un sogno di gloria che non mi ha mai abbandonato». “Nemmeno oggi, dopo aver vinto il Rolex Grand Slam”? «No», risponde deciso, aprendosi poi in un sorriso. “Non ho nessuna intenzione di adagiarmi sugli allori. Continuerò, come sempre, a concentrarmi sulla gara successiva, come fosse l’unica della stagione, cercando di dare ogni volta il massimo».

Pubblicato su L’Uomo Vogue, Marzo 2016

Photo credit: Gianpaolo Vimercati

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